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La vera faccia

domenica, Settembre 30th, 2007

Sono angosciato. Sto male. Non so bene cosa fare a questo punto della mia vita e vado avanti per inerzia, consapevole del fatto che le cose cosi come stanno siano comunque meglio di tutte le possibili alternative. Le alternative sono peggio. Ho asciugato TUTTI con i miei problemi, la mia depressione, la mia gestione incontrollata di una situazione difficile, ma banale. E ho gestito il trauma nel modo piu sbagliato, tanto che penso di aver perso delle amicizie. E non a torto. Prima me la sono presa con lei, e le ho scritto una montagna di sms pieni di rabbia. Poi me ne sono andato in ossessione, in paranoia, in depressione. Poi sono sparito dalla circolazione. Poi ho cominciato a chiamare un po’ tutti cercando conforto o cercando di uscire a divertirmi. Inutile dire che nessuno mi trova divertente al momento. E sono tutti in vacanza. O hanno altri impegni.

E qui mi ritrovo, confuso, costantemente perso nei miei pensieri e rimuginando come un cretino sul passato. Piango quasi ogni giorno, ripetutamente. Quando mi sveglio, sotto la doccia, al lavoro quando sono solo nella server room. Stendo cavi ethernet e installo pesanti server nei rack, e piango mentre lo faccio. Faccio bene il mio lavoro, piangendo. Nulla o quasi nella mia giornata mi da’ soddisfazione. Su tutto c’e’ una cappa nera, pesante e sporca. Piangere e’ quasi come respirare. E respirare e’ fumare. Pesante e sporco. L’unica cosa che mi conforta e’ parlare quotidianamente con mia madre su skype, che quasi sempre mi porta a piangere ancora di piu’, per lo piu parlando con lei. Alle volte penso che ne abbia i coglioni pieni pure lei. E se non ne ha i coglioni pieni, e’ solo perche’ ci sta malissimo.

Penso costantemente a qualcuno che mi manca orribilmente. Non ho alcuna autodisciplina in questo. E subbisco. Subbisco e subbisco. Sopra a questo grasso strato di schifo si depositano regolarmente i piccoli problemi quotidiani, che nel mio caso includono la sfortuna di dover spendere tanti sudati soldi per farmi trapanare le carie che ho nei miei troppo a lungo trascurati denti, o peggio, avere la casa infestata dalle cimici. Cose normali. Non avevo nulla quando sono venuto a stare qui. Questo palazzo e’ stato costruito nel 1939. E’ fatto di mattoni grigi. Il tetto e’ piatto.

La notte le cimici escono dalle loro tane dietro gli stipiti, dagli spazi tra gli elementi del vecchio parquet polveroso, e guidate dall’ anidride carbonica del mio respiro, mi mordono nei punti in cui la pelle e’ piu’ sottile e mi succhiano il sangue. Le morsicature sono una accanto all’altra, formano delle piccole infezioni che prudono e bruciano, e spesso diventano nere. Poi blu. Poi gialle. Ne ho diverse decine in diverse parti del corpo. Dietro le ginocchia, sul collo, sotto le ascelle, sulle coscie. A volte sulla testa, e una volta sulla palpebra. Non sono sono andato al lavoro quel giorno.

Sono quasi sempre solo. Cosa normale. Tutti gli amici che ho sono in verita’ gli amici della mia ex, mi conoscono da relativamente poco, non mi vogliono piu ascoltare, hanno esaurito la pieta’, e non mi chiamano mai. Ho bisogno di pieta’.

La mie attvita’ sociali sono complicate. Non so dove andare, non conosco nessuno e non conosco posti dove non rischi di incontrare la persona che non voglio incontrare. La desidero ardentemente e la sola vista di una foto mi genera un pesante nodo allo stomaco, solido, che non va via fino a quando non mi addormento. Le poche volte che la vedo e’ vestita in modo terribilmente attraente e sorride contenta. E io muoio dentro. Quindi mi aggiro per vari posti nella citta’ evitandola e cercando disperatamente consolazioni temporanee. Qualche conversazione qua e la, una passeggiata che ti fa sentire meglio, una situazione ridicola per la strada. Da solo. O con qualcuno che sicuramente pensa che sono pesante, e non a torto. Sono un cane randagio. Senti il mio ululato? Forse non ti serve sentirlo. Lo leggi nei miei occhi pesanti. Nei solchi scuri sul mio viso.
E’ estate. Fa caldo. Sudo.

Nel frattempo sono venuto a sapere di tutto sul suo conto, e nulla di quello che ho saputo mi e’ piaciuto di sapere. E in questo lei e’ un po speciale.

Ultimamente penso che le cose siano ben chiare tutti in merito, visto che so benissimo delle sue selvaggie scopate con tedeschi quarantunenni, della sua partecipazione a festival porno amatoriali a Berlino, e il suo status sui social media e’ “due dita dentro”, “a caccia”, “prendimi”. Non sono l’unico a sapere. E la gente sa che soffro gia’ come un cane, sa molte altre cose che mi farebbero stare anche peggio, e forse e’ anche per questo che hanno non vogliono stare in mia compagnia. E glielo leggo in faccia ogni volta che li incontro. Hanno pieta di me. E hanno ragione. Un poveraccio. Pieta’.

Sono ossessionato. Sono completamente pazzo. Sono un bastardo. Sono un sms stalker. Sono furioso. Sono disperato. Sono uno da cui stare alla larga, che se non e’ nero di rabbia, e’ mogio e triste come un bambino che piange, che si e’ preso uno scappaccione perche’ ha morso una bambina. In faccia.

Ho accesso al suo server di posta. Ho legittimamente la password di root. Leggo la sua posta. Quando la leggo sto molto peggio. La leggo lo stesso. La leggo e sto molto peggio. Il cuore fa un sobbalzo, sento un dolore. E poi non riesco piu’ ad addormentarmi. Le cimici intanto mi succhiano il sangue. Io penso e ripenso alle stesse cose che ho letto in loop.
La mattina mi sveglio, il mio corpo prude. Conto le punture. Ricordo quello che ho letto la sera prima. Piango. Frigno. Ululo sommessamente. Fumo. Inspiro, piango mentre espiro. La gola mi brucia.

A volte sono cosi’ incazzato che il primo pensiero e’ quello di avere in mano una pistola.
A volte immagino di andare a casa sua con una pistola e di puntargliela addosso. A volte immagino di strangolarla con una fascetta di plastica di quelle industriali. Nera e spessa. E di guardarla morire, impugnando una pistola. A volte immagino di andare fuori da casa sua e lanciare una molotov. La casa e’ fatta di legno. Poi penso che morirebbero delle persone innocenti. Poi penso che potrei farlo quando non c’e’ nessuno a casa, neanche lei. Poi penso che potrei invece andare li’ di notte e impiccarmi al grande pino che c’e’ in giardino. Lei mi troverebbe alla mattina.

“Caro Denis. Oggi ero all’universita’ e mentre mi parlavano di infezioni e antibiotici mi e’ venuto in mente il tuo cazzo. E’ stato bello, anche se un po’ strano”. “Caro Jonas. Sono appena tornata dalle vacanze che sono andate benissimo. Sono stata nel nord della Finlandia a un festival hippie. Ho incontrato un uomo sposato e con due bambini che mi e’ piaciuto molto. E’ stato grandioso passare le notti a farmi scopare come un animale nella tundra, ubriaca fradicia di acquavite fatta in casa”. “Caro Bubba, passo il mio tempo a scopare con amici. La cosa mi fa sentire meglio. Dovresti farlo anche te.”
Per lo meno la cosa la fa stare meglio. Io sono geloso.

Nonostante cio’ non posso non notare come sono debole, incapace di stare da solo, di reagire,  costantemente insoddisfatto, come un bambinetto. Ho pensato varie e varie volte di suicidarmi. E anche li, mi analizzo, sono viziato. E’ piu facile pensare al suicidio che reagire a un problema. Ed ancora piu stupido pensi al suicidio come se fosse una ripicca. Ci pensi e ti prendi la merda di pensare al suicidio, ma sai benissimo che non lo farai. Quindi e’ come farsi del male da solo, che di per se’ e implicito nella parola sucidio, ma quando muori e’ finita, mentre io ricomincio sempre daccapo. Mia madre ripete che io mi debba curare, che debba andare da un dottore e prenda degli antidepressivi, cosa che mi ripugna immensamente. Non voglio diventare un trippone, e nemmeno sbroccare se mi bevo una birra. E men che meno avere serotonina di plastica aggiro nel mio corpo che ti fa ardere nel nullismo della prozac nation.

E quindi sono qui, lavoro, torno a casa dalle cimici, mi faccio da mangiare svogliatamente, mangio rapidamente rimuginando cose tristi, mi siedo davanti al computer, e nella migliore delle ipotesi esco a bere una birra nella speranza di incontrare qualche ragazza stupenda. Cosa che difficilmente succede, specie quando sei triste e ti si legge in faccia che hai pianto oggi.Dopodiche’ mi corico alle 9 di sera stanchissimo, perche’ la depressione e i pensieri pesanti stancano, e dormo mentre quelle creature disegnate per essere indebellabili trovano mille modi per succhiarmi il sangue. Sempre che non mi venga l’agitazione e mi svegli di vez in quando accendendo la luce di scatto e controllando se le ho nelle lenzuola. Cosa che di vez in quando succede e ti fa sentire violato e spaventato. Vorrei che mi ridessero tutti i soldi che ho speso nell’affitto, cosa che non succedera’ MAI.

Domani dovro’ richiamare quelli della disinfestazione. La disinfestazione e’ uno sbattimento abnorme. Non mi dilungo sui dettagli, ma in sostanza la tua casa ritorna nella condizione in cui era quando tutta la tua merda era appena arrivata appena traslocata e la devi tirare fuori dai pacchi e dalle scatole. Solo che devi anche lavare assolutamente tutti i tuoi vestiti a 60 gradi.Manco avevo finito di lavare tutto che scopro che ce ne sono ancora. E quindi tutto daccapo. Leggetevi come sono bastarde le cimici dei letti e vi renderete conto. ( http://en.wikipedia.org/wiki/Bed_bug ) Probabilmente quando me ne andro’ da qui, dovro’ lasciarmi alle spalle quasi tutto quello che possiedo. Che non e’ molto ma era gia’ qualcosa. E tra l’altro, provate a pensare che parlare con chiunque di un problema di cimici non e’ cosa da fare. Infatti non lo e’.

Penso di avere bisongo dell’aiuto di qualcuno, ma non so di chi. Probabilmente dell’aiuto di me stesso, che latita perso nei desideri e nella nostalgia.E nella gestione di una nerastra quotidianita’ , presto ancora piu’ nera  per l’avvicinarsi del buio inverno .

Unica consolazione , ho due chances di trovare una casa in condivisione con delle persone che mi vanno a genio. Sempre che non decidano che sono troppo sfigato per loro. Cosa che succede. Ormai non importa piu’ niente.  Tuttavia per quanto merda ho fatto grandi cose, alcune difficili. Il che non mi consola per niente. Perche’ non ho quello che questo bambino piagnucoloso e capriccioso vuole.

Se avete letto questa merda e sapete chi sono io, per favore portatemi fortuna. Voletemi bene.Non voglio la vostra compassione, che so di non meritare. Ma il vostro bene.  E se conoscete lei, non ditele che scrivo queste cose. Girls just wanna have fun.