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This is desire

sabato, Novembre 5th, 2011

La scala del desiderio e’ infinita.
Ovunque ci troviamo su questa scala siamo portati a desiderare qualcosa di piu’. E’ forse un meccanismo di sopravvivenza? O e’ un condizionamento?

Questa sera sono a casa. E la cosa mi pesa. Ma so che uscirei solo perche’ spero di incontrare qualcuno.
E allora siedo qui e mi dispiace di sapere che non incontrero’ nessuno. Ma non voglio uscire ed essere deluso. Scelgo di essere deluso? Scelgo di credere che non ci sia il desiderio. Che voglio solo stare tranquillo e riposarmi.
Dentro di me sono tranquillo. Ma allo stesso tempo deluso. Riusciro’ a svegliarmi domani senza essere triste o piangere? Odio la domenica mattina da solo. Voglio svegliarmi con qualcuno a cui voglio bene. E siccome non c’e’ nessuno, piango. Questo e’ stupido. Mi vedo dal di fuori e vedo che sono depresso. E un po’ stupido. Ecco, appunto. Depresso.

L’ulitma volta che ho scopato e’ stato con una bellissima donna. Interessante, e piu’ anziana di me. Artista, molto sveglia. Siamo andati a diverse esposizioni di arte moderna. Poi una domenica siamo stati a casa mia e ci siamo voluti bene. Mi piacque cosi’ tanto che il lunedi’ la rinvitai. E le feci trovare il fuoco nel camino e una bootiglia di vino rosso, e candele. E ci volemmo bene di nuovo. E me ne andai la mattina con il sole. Con lei nuda e bellissima nel mio letto. Ma inspiegabilmente vuoto dentro.

Cosa fare. Lei ha un figlio da un uomo da cui si e’ separata da alcuni anni. Mi ha parlato di disperazione. Di grossi problemi economici. Di disturbo bipolare. Le voglio bene. E’ una sorella. Ha pochi soldi. Fa l’artista. E’ stato chiaro che se l’avessi richiamata, sarebbe stato creare davvero delle aspettative rispetto a una relazione. E io mi sono sentito di non volere una relazione con lei. Perche’ non vedevo luce. Ma il buio. Il mio stesso buio, forse. Speravo potessimo essere amici. Ma temevo che non sarebbe successo. Insomma non la ho richiamata. Oggi avrei voluto vederla, perche’ mi sento solo.
E’ egoista. Ma potrebbe essere anche cosi’ se fossimo solo amici. Gli amici non scopano pero’. O si? Dipende. Dalle persone.

Insomma mi sono beccato un cazziatone. Perche’ ho mandato un poke a una sua amica. E perche’ l’ultima volta che lei e’ stata a casa mia avevo una confezione di gel lubrificante sul comodino ( che uso per farmi le seghe, e lo consiglio a tutti, fa piacere con un po’ di lubrificante ). Mi dice che sono caduto davvero in basso, e che se voglio trovarmi una donna e’ meglio se evito queste cose in futuro. Che un uomo con una dignita’ non fa queste cose, e a lei piacciono gli uomini veri (?).

Io voglio trovarmi una donna. Peccato che non fosse lei la donna che volevo trovare.
E gel lubrificanti e flirt virtuali non penso abbiano nulla a che fare con questo problema.
Capisco che sia delusa. E arrabbiata. Come pero’ una stronzata come un poke, o il fatto che mi piaccia oliare il pistone quando mi prendo cura della mia ferita siano entrati in questo contesto mi pare un po’ ridicolo. In fondo non e’ di questo che un amicizia si nutre o si avvelena. Ma quando un desiderio viene deluso, qualsiasi scusa e’ buona per tirare giu’ i santi dal paradiso.

In questi giorni pero’ sembra che la mia dignita’ di uomo sia messa a volte a repentaglio. O almeno gli eventi potrebbero mettermi il tarlo. Ma io non voglio prendere questa possibilita’ in considerazione. Perche’, mi costa farlo, ma devo accettarmi per quello che sono. E gli eventi, beh sono variabili ambientali.
Nel mezzo del cammin di nostra vita, mi ritrovai per una selva oscura, che la diritta via era smarrita.

La donna precedente con cui sono stato, era ancora piu’ bella di questa. La ho conosciuta su un aereo. Mi sono seduto e avevo questa bellissima ragazza accanto. Alta. Bionda. Con un viso da bambina, e due labbra carnose e stupende. Dentro di me sollevo il sopracciglio. E titillo la parte piu’ alta dell’arcata palatale con la punta della lingua, come se fosse un clitoride e questo fosse un cunnilingus che avviene nella mia coscienza. Leggo Chronicles di Bob Dylan. Improvvisamente, e dal nulla, lei inizia a parlarmi. In Inglese, in Svedese, in Italiano. Diventiamo amici. Beviamo un caffe’ insieme all’aereoporto di Zurigo. Poi chattiamo molte volte successivamente. Arriviamo a volerci bene. Non abitiamo nella stessa citta’. Abitiamo in due nazioni diverse. Ma attigue. Pacchetti TCP-IP rosa viaggiano sulla rete a profusione fra di noi. Arriviamo a decidere di incontrarci di nuovo. E arriviamo a decidere di farlo andando in Islanda. Stiamo molto bene. Lei ha un solo difetto: parla come un fiume in piena. Ma per 5 giorni mi sembra di sognare. Guidiamo attraverso panorami psichedelici, montagne nere, cascate, formazioni rocciose prismatiche. E poi cascate, spiaggie nere, ghiacciai. Reykjavik elegante e brulicante di vita e un party al Kaffebarinn il bar dove andava sempre Bjork. La gay parade. Una piccola bottiglia di Hennessy comprata al duty free dell’aereoporto. E non dimentichero’ mai di aver scopato nella notte nera come l’inchiostro tra montagne nere come la pece inginocchiato in un fontanile di montagna pieno di acqua calda termale. Il suo corpo che galleggia nell’acqua, i suoi occhi chiusi, le sue orecchie piene d’acqua calda. Non poteva sentirmi parlare o ansimare. E nessuno poteva sentirci per chilometri e chilometri. Fu cosi’ bello e intenso che alla fine ebbi quasi paura.

Sono quasi innamorato. La vado a trovare di nuovo. E’ tutto bello, ma purtroppo mi accorgo di un ricorrente problema: a volte lei inizia a parlare come un fiume in piena. Basta una piccola cosa a provocare questo fenomeno. Una domanda. Una considerazione. E lei non si ferma piu’. Per 20-40 minuti. Normalmente succede che si forma un idea nella sua mente, alla quale sono attaccate come delle frangie decorative fatte di eventi quotidiani, di aneddoti, o anche di cose di nessuna importanza. Analizzando queste propaggini dell’ idea principale, si scivola sulla propaggine decorativa di un’altra idea. E il monologo continua. Senza che si sia mai giunti al punto della prima idea che si era formata nella sua mente. Ha perso il filo. Ma raramente se ne accorge. Come reagisco io? Le dedico tutta la mia attenzione, ascolto tutto quello che dice. Dopo un po’ capisco che non si arrivera’ mai a una conclusione o al punto del discorso. E non so piu’ come intervenire. E’ come se la mia testa si rifiutasse di considerare il discorso come degno di un opinione o di un contributo personale. E lei se ne accorge. Perche’ rispondo a monosillabi. Questo fenomeno mi fa tentennare piu’ volte. Ma sto bene con lei e a volte mi sembra di sognare.
Ma c’e’ un altro problema. Viviamo in nazioni diverse ma contigue. Lei ha gia’ avuto questa esperienza. Cioe’ quella di avere una relazione a distanza. La cosa non sembra preoccuparla. La cosa mi preoccupa. Commetto un errore. E cioe’, le presento entrambi i problemi. Al problema della distanza avverto un vuoto da parte sua. Come se le avessi tirato un pugno in faccia. “Ma…. non devi essere cosi’ negativo….” No. Ma io non voglio un rapporto a distanza. Non voglio avere una ragazza che non posso vedere se non una volta al mese prendendo un aereo. No ma non devo essere negativo. Quindi ci vediamo di nuovo a distanza di un mese. E abbiamo un rapporto a distanza. Al secondo problema, e giustamente, si irrita. E la facciamo finita.
Peccato. Mi piaceva incontrarla una volta al mese e stare con lei. Stavamo bene.
Ma una relazione amorosa, seria e solida come la avrebbe voluta lei, non puo’ basarsi su telefonate, chat, e biglietti di aereo per incontrarsi. Non posso vivere con questa nostalgia in ogni mio giorno. Di amare qualcuno che e’ lontano. E di non avere altra gioia che quella di prendere un aereo per riabbracciare lei.

Stasera sono solo. Bevo il valpolicella Allegrini. Scrivo qui. Forse ora sono abbastanza ubriaco da non sentirmi piu’ solo. Forse ora sono abbastanza ubriaco da riuscire a vedere che questa situazione e’ triste solo perche’ ho un desiderio di qualcosa di piu’. Forse sono abbastanza ubriaco da fottermene. Come se non avessi un desiderio. L’importante e’ non bere cosi’ tanto da svegliarmi domani di cattivo umore. E piangere perche’ sono solo.

Sono solo perche’ il mio desiderio ha fatto si che nessuna delle donne con cui sono stato bene nell’ultimo periodo, e bada bene, donne molto belle e intelligenti, sono state sufficienti a soddisfare il mio desiderio.
Desiderio di luce.

La mia ultima relazione a lungo termine e’ durata tre anni. E’ finita quasi un anno fa fondamentalmente perche’, al momento di decidersi sul comprare una casa e fare figli, ho voluto fare luce su un problema. E cioe’ che la mia compagna, che mi manca moltissimo, non era mai soddisfatta di me. E si lamentava continuamente di me. Ed e’ finita cosi’, in un attimo. E tutto il bello che abbiamo avuto ora sono solo inutili e pesanti ricordi. Morti. E ora lei vorrebbe incontrarmi di nuovo, anche se non mi ama piu’. E forse anche stare abbracciata con me. Ma io non sono capace. Io desidero di piu’, e lei non e’ soddisfatta di me. Lei desidera di piu’.

Il desiderio che stasera mi opprime, un giorno forse non tanto lontano mi salvera’.
Perche’ il mio desiderio garantisce la mia sopravvivenza. O la mia sofferenza. Ma il desiderio e’ vita e chi non desidera o e’ morto oppure si e’ rassegnato. Oppure e’ fortunato.

Di una cosa in tutto questo sono soddisfatto. Che il mio desiderio e’ libero e onesto. O almeno cosi’ credo.
E non inganno me stesso o le persone che incontro sulla strada.